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IL CALCIO ITALIANO NEL MONDO


FUNino

FUNino (Fun = divertimento, Nino = bambino): il modo di giocare ideato, studiato e sviluppato da Horst Wein e dallo staff della Horst Wein Association. Misure standard del campo, 4 porte, 3 giocatori contro 3. E' il calcio vestito su misura per i bambini dai 7 ai 10 anni, con una serie infinita di vantaggi e benefici rispetto alle competizioni “per grandi” a cui troppo spesso sono chiamati a partecipare. E' presente in sessanta paesi nel mondo; da oltre quindici anni pilastro formativo della Federazione Spagnola di cui la cantera del Barcellona è la punta d’iceberg.
Marcello Nardini, portiere degli anni ’70 (ha giocato anche in Germania) è il presidente dell’associazione italiana Horst Wein, l’allenatore degli allenatori come viene chiamato laddove abbia diffuso il suo verbo. Il FUNino è interamente basato sulle capacità psico-fisico-tecniche dei ragazzi: qualsiasi cosa, nella visione Funino, viene adattata alle abilità dei piccoli atleti, si procede per gradi in funzione delle loro attitudini. Rispetto ai tradizionali metodi educativi, l’apprendimento del giovane è essenzialmente guidato dal Gioco: l’obiettivo è quello di ricreare le condizioni del gioco di strada, senza meccanizzare un gesto tecnico dopo l’altro come avviene generalmente con il metodo analitico.
Le fasi di un’azione su cui si concentrano i formatori di Wein sono quattro: percezione, cioè acquisire informazioni sulla dinamica di gioco; comprensione ed interpretazione, in cui ci si fa carico delle precedenti esperienze per riconoscere il problema trovare le soluzioni migliori; presa di decisione, valutando le diverse opzioni e calcolandone i rischi ed infine l’esecuzione, risolvendo il problema con una risposta motrice corretta eseguita con il “giusto” tempo. Il gioco insomma come unico maestro, giochi semplificati come stimolatori naturali di fantasia e creatività, grazie alle continue sollecitazioni di gesti tecnici differenti e alla presa di coscienza e al dominio di spazio e tempo. Durante tali esercitazioni l’allievo è costretto a trovare la “soluzione” attraverso il ragionamento, decidendo rapidamente cosa è meglio fare in quella determinata situazione. L’altro pilastro del sistema F sono le porte: ci sono quattro reti, due da attaccare e due da difendere in un campo da 25 x 30 metri circa; con questi requisiti aumentano notevolmente i tocchi di palla di ciascun giocatore, maggiore è il coinvolgimento nell’azione e la cooperazione tra compagni diventa necessaria, dovendo difendere due porte e poterne attaccare altrettante. In questo senso il ragazzo non è “costretto” a focalizzarsi su un unico obiettivo (l’unica porta) ma ne viene allenata la visione periferica di gioco, il cervello rimane costantemente attivo per una rapida lettura, in tempo reale, delle azioni difensive e offensive. Un altro elemento fondamentale del metodo Wein è il rapporto allenatore-giocatore: «I nostri formatori non sono educati a suggerire (per non dire urlare da bordo campo) ai ragazzi cosa fare ma insegnano loro a capire cosa fare, ma li accompagnano alla consapevolezza di eseguire precisi gesti tecnici e a mettere in pratica situazioni tattiche in funzione alle loro carenze, instillando nella memoria a lungo termine del ragazzo la soluzione al problema».
In Italia nel 2013 e nel 2014 sono stati organizzati rispettivamente il primo torneo nazionale ed internazionale con sedi a Desio e Monza. Non ci sono competizioni, classifiche o premiazioni finali ma solo la nomination “the beautiful game” per il miglior gioco espresso». Che nell’edizione internazionale di settembre 2014 è stato vinto dal St. Pauli, distintosi tra gli avversari che comprendevano, oltre a squadre italiane tra cui Inter e Atalanta, anche società finlandesi, irlandesi, polacche, spagnole e tedesche per un totale di oltre centocinquanta ragazzi coinvolti. E proprio in quell’occasione i giovani calciatori stranieri hanno mostrato la miglior confidenza con le dinamiche di gioco del sistema Funino. Il torneo, che ha avuto importanti partner tra cui Unicef ed Expo2015, ha rappresentato una ventata di novità anche dal punto di vista sociale: la nuova educazione viene portata anche al di fuori del campo con pubblico e genitori assiepati a bordo campo, posizione che permette di avvicinarsi con un’ottica propositiva all’azione dei piccoli calciatori aumentandone la connotazione d’incitamento a discapito della pressione psicologica e del tifo tout court. Inoltre i piccoli calciatori sviluppano la capacità di dare valore e rispetto alla superiorità dell’avversario senza doversi arrendere e a mettere in campo la volontà di superarsi per raggiungere un livello di gioco ottimale senza tener conto del risultato: nel Funino, infatti, non esiste il punteggio e i gol, maggiori rispetto alle tecniche tradizionali (anche solo per la doppia porta a disposizione), non sono fini a sé stessi ma vissuti come coronamento di buone dinamiche tecnico-tattiche.
Perchè come sostiene Wein, il calcio parte dalla testa, attraversa il cuore e termina nei piedi. Clicca qui per ammirare il FUNino.


Le squadre partecipanti al 1° Festival Internazionale di FUNino a Monza nel 2014.