IL CALCIO ITALIANO NEL MONDO
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CYCLEBALL
Pochi lo conoscono, pochi ne
parlano, ma è qualcosa di
affascinante. Il suo nome tecnico è
Cycleball. Di fatto è un
mini-calcetto in cui però la palla
la si gioca, e la si deve
controllare, con la ruote della
bici. Una disciplina tutt'altro che
semplice e fuori dalla portata di
molti. Ma per chi ama sia il calcio
che il ciclismo potrebbe essere una
sfida stimolante.
Il Radball (come viene anche
chiamato) è nato alla fine dell'800
su idea geniale di Nicholas Edward
Kaufmann. Due squadre, 4 giocatori,
4 bici, un arbitro, un pallone e due
porte: elementi e regole che non di
discostano troppo dal calcio a 5 o
dal basket. Un match si gioca su due
frazioni da sette minuti ciascuna e
si gioca su campi indoor in parquet,
delle dimensioni di 11x14 metri, e
viene praticato soprattutto in
Francia, Germania (che conta oltre
10mila tesserati) e Danimarca. Nel
1951, piccola curiosità, i Mondiali
di radball si svolsero in Italia.
Per ora il gioco è consentito solo
agli uomini e i fratelli cechi
Pospisil vantano un record
clamoroso: dal 1965 al 1988 hanno
vinto per 20 volte di fila i
Campionati Mondiali.
La speranza, a questo punto, è che
anche in Italia possa trovare adepti
e strutture, dove l'unica
apparazione risale fra il 2013 e il
2014 grazie alla coppia Andry Accola
e Renato Bianco, che hanno
partecipato alla Cycleball World Cup
con il nome Team Azzurra e alla
Cycleball World Championships
rappresentando la nazionale italiana
e ottenendo il 7° posto finale.
Si tratta di una disciplina che,
seppur strana e inusuale per la
nostra visione delle due ruote, è
ufficiale UCI (Unione Ciclistica
Internazionale); il primo campionato
ufficiale di cycleball si disputò
nel 1929. Gli atleti sono
professionisti e si allenano
costantemente. Oltre alle due
competizioni UCI, vengono
organizzate dalla UEC (Unione
Europea di Ciclismo) anche il
Campionato Europeo Senior, Under 23
e Juniores.
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